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Archive for luglio 2008

Una donna, ridotta in coma vegetativo irreversibile da un incidente stradale, fa domanda (attraverso i suoi parenti, com’è ovvio) per avere l’indennità di accompagnamento: la famiglia spera così di ottenere quel piccolo assegno mensile, erogato dallo Stato, che le consentirebbe di vivere e di assistere una persona gravemente malata. L’INPS rifiuta perchè la signora, straniera in regola con i documenti di soggiorno, non ha un «reddito sufficiente». Accade anche questo, nell’Italia crudele delle burocrazie. Per fortuna stavolta è intervenuta la Corte Costituzionale…

Dicono gli storici che, per molti aspetti, le sentenze dei Tribunali sono lo specchio di una società. Vi si leggono in filigrana i mille conflitti quotidiani che la attraversano e la dividono: analizzare il provvedimento di un giudice, da questo punto di vista, è come aprire una porta sul mondo. Scorrendo le prime righe della Sentenza della Corte Costituzionale n. 306/2008, verrebbe però la tentazione di dire «non aprite quella porta»: perchè il mondo che lascia intravedere è decisamente il peggiore tra tutti quelli possibili… (altro…)

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Si possono calpestare i diritti degli individui in nome della sicurezza della collettività? La domanda si pone con forza in tutti i paesi occidentali, a cominciare dagli Stati Uniti: a Guantanamo, per difendere la società americana dalla minaccia del terrorismo internazionale si sono legittimate torture e trattamenti inumani. Negli Stati Uniti, però, i giudici federali hanno difeso i diritti garantiti dalla Costituzione, e si sono opposti agli abusi dell’Amministrazione Bush. In Italia, l’approvazione del «decreto sicurezza» non è stata accompagnata da analoghi conflitti. Ancora uno splendido articolo di Adriano Prosperi.

Il manichino sulla sedia elettrica che a Milano produceva a comando smorfie di dolore riassume l’immagine della giustizia oggi prevalente in Italia: una fabbrica di spettacoli, dove tutti diventano attori di se stessi e la realtà si trasforma continuamente in «reality». Eppure attraverso la giustizia passa oggi un conflitto di importanza fondamentale: quello tra sicurezza collettiva e diritti individuali. Proviamo a vederlo attraverso lo specchio di casi che emergono nella stampa internazionale. (altro…)

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Li chiamano, con un termine dispregiativo e disumanizzante, «i vucumprà»: sono gli ambulanti stranieri che si guadagnano da vivere vendendo poveri oggetti sulle spiagge. Additati, per questo, come minacce alla sicurezza e alla legalità, e inseguiti fin sulla battigia da solerti pattuglie delle varie Polizie Municipali. A Forte dei Marmi, per la prima volta in Italia, queste persone hanno preso la parola con un corteo colorato e pacifico. Ecco cos’è successo.

Uno spettro si aggira nel dibattito politico italiano: la «legalità». Un valore da difendere, si dice, ad ogni costo: non, sia chiaro, da politici corrotti e senza scrupoli, da chi vorrebbe riscrivere la Costituzione Repubblicana, e nemmeno da disinvolti imprenditori che, in nome del profitto, calpestano tutte le regole in materia di tutela ambientale e sicurezza sul lavoro. Nulla di tutto questo. L’illegalità non ha il volto feroce e perbene dei dirigenti della Thissenkrupp, ma quello mite degli ambulanti stranieri che vendono, sulla spiaggia, accendini e povere merci. Sono loro – si dice – a non rispettare le tante decantate (solo quando fanno comodo) regole. Magari solo perchè vendono oggetti contraffatti, violando la legge sul diritto d’autore: e commettendo così lo stesso reato che compie, per esempio, colui che scarica file musicali da internet… (altro…)

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Stato di emergenza, decreti sicurezza, leggi speciali. Sono gli ingredienti della deriva autoritaria di un paese, che adesso si sente minacciato persino dai profughi e dai bambini che muoiono in mezzo al mare… Solo pochi decenni fa, un clima analogo di paura e di emergenza portò all’instaurazione di un vero e proprio regime. Ce lo ricorda un grande storico in questo bellissimo articolo pubblicato su La Repubblica.

Proviamo a dare all’emergenza italiana i volti dei due bambini morti di stenti nella traversata del Canale di Sicilia. Non conosciamo quei volti e non li vedremo mai più. Ma è quello lo specchio dove gli italiani debbono imparare a guardare le loro paure. Nelle categorie inventate dalla legislazione della paura non ci sono gli esseri umani nella loro concretezza. Vi si parla di clandestini, di saturazione. Queste parole, oltre ad essere astrazioni create per veicolare sensazioni di pericolo e di minaccia, hanno una storia che bisognerebbe raccontare. (altro…)

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La vicenda congressuale di Rifondazione Comunista – appena conclusasi, ci dicono le cronache, con la vittoria della mozione Acerbo-Ferrero – ha suscitato ben pochi entusiasmi: avviluppato negli scontri interni, il partito è apparso sempre più chiuso in se stesso, incapace di comunicare con la società. Eppure, al di sotto dell’indecorosa “conta” tra le mozioni congressuali si nasconde una posta in gioco non irrilevante.

Tra le (poche) cose entusiasmanti di questo scorcio di inizio Millennio, sarebbe arduo annoverare il Congresso di Rifondazione Comunista appena conclusosi a Chianciano. Travolto dalla tornata elettorale, il partito che fu di Bertinotti si è chiuso nella dimensione un po’ lunare della “guerra tra mozioni”, in un dibattito separato dal tempo e dallo spazio. Non avrei parlato di questa vicenda, se non fosse stato per l’insistente richiesta del mio amico Vincenzo, che da qualche giorno mi sollecitava a esprimere un parere. E per quella che ritengo essere la posta in gioco del dibattito congressuale, fino ad ora occultata dal triste spettacolo delle guerre tra notabili di partito. (altro…)

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Agosto, si sa, è tempo di ferie, e anche molti bloggers vanno in vacanza. Questo sito non chiuderà, continuerà ad aggiornarvi e a proporre approfondimenti e riflessioni, ma ad un ritmo necessariamente più «estivo». Ecco cosa troverete, e cosa non troverete, nel blog durante la parentesi balneare. (altro…)

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In questi giorni si discute molto del futuro del quartiere Stazione di Pisa: può essere utile, allora, ripercorrerne la storia passata. Ecco come è nato quel quartiere, e come la Stazione distrusse – nel XIX secolo – il vecchio tessuto urbano della zona a Sud della città.

Era il 17 Marzo 1844, quando il primo treno percorse la breve distanza che separa Livorno e Pisa. I viaggiatori a bordo erano i primi toscani ad utilizzare la ferrovia nel territorio (allora) granducale. In quella che di li a poco sarebbe diventata l’Italia unita, erano state aperte pochissime strade ferrate: c’era la Napoli-Portici – la prima tratta costruita nel nostro paese -, una piccola parte del tracciato Napoli-Brindisi e la Padova-Mestre (a sua volta primo “avamposto” del futuro collegamento Venezia-Milano) [cfr. C. Torti, Quando i treni a vapore…, in industriadellamemoria.it; Wikipedia, Storia delle ferrovie in Italia, «le origini»]. (altro…)

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Al Meeting Internazionale Antirazzista di Cecina, promosso dall’ARCI, tutte le organizzazioni Rom attive in Italia – riunite nella «Federazione Rom e Sinti Insieme» – hanno elaborato un documento, dove denunciano le discriminazioni e propongono nuove politiche per i diritti dei Rom. Ecco il testo del documento.

Le minoranze Rom e Sinte non sono più considerate un soggetto socio culturale, ma l’oggetto-fenomeno, la cavia di laboratorio su cui scatenare la «libido scientifica e politica» per scomporre e ricomporre l’individuo in piccole particelle fisiche. Tutta questa etnologia accanita nei confronti di Rom e Sinti è il segnale inconscio di una rimonta di un razzismo molto sottile per giustificare una paura nuova che non deve mutarsi in risorsa, in opportunità e in valore. Potremmo citare tanti esempi ma la schedatura di tutti i Rom ed i Sinti ed il rilevamento delle impronte digitali ai bambini rom e sinti sono scelte indicative delle vigliaccate politiche verso le nostre minoranze. (altro…)

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Si chiama «ricongiungimento familiare» la procedura con cui un immigrato regolare può far venire in Italia i propri figli o il proprio coniuge ancora all’estero: si tratta di un istituto importantissimo per favorire l’integrazione e l’inserimento dei migranti. La maggioranza che sostiene il Governo Berlusconi vuole ora introdurre pesanti restrizioni al diritto all’unità familiare. Ecco cosa sta succedendo.

«Ricongiungimento familiare». Un nome difficile per dire una cosa semplice: gli immigrati che lavorano regolarmente possono riunirsi alle loro famiglie, chiamando in Italia figli, coniugi e – in qualche caso – anche genitori anziani. Per farlo, debbono presentare apposita domanda alla Prefettura, dimostrando di avere un alloggio idoneo dove ospitare i loro congiunti, e un reddito sufficiente per mantenerli quando saranno arrivati. Le Camere stanno discutendo ora proprio di quest’ultimo punto: i parametri di reddito necessari per chiedere il ricongiungimento. Vediamo più da vicino. (altro…)

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Nashville, capitale del Tennessee, è anche la patria del country: qui hanno sede le case discografiche e le stazioni radio, e qui si esibiscono i principali artisti. Nel corso del Novecento, la città ha svolto un ruolo di primo piano nella diffusione della musica popolare: con tutte le ambiguità di un luogo che è patria della musica, ma anche di un business provinciale e conservatore.

E’ il 5 Ottobre 1925, quando ai microfoni della WSM – una radio locale di Nashville – si presenta un arzillo ottantenne, musicista rurale della zona degli Appalachi: un certo Jimmy Thompson, detto Uncle Jimmy («lo zio Jimmy»), suonatore di fiddle (il fiddle è il violino popolare dei musicisti country). Uncle Jimmy conduce una nuova trasmissione radiofonica, Radio Barn Dance, che tradotto in italiano significa più o meno «ballo del granaio via radio»: in pratica, si tratta dell’esibizione dal vivo, via etere, di gruppi provenienti dalle montagne, che suonano musica tradizionale («del granaio», appunto…). (altro…)

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La scorsa settimana è passato un emendamento che prevede la raccolta delle impronte digitali per tutti coloro che chiedono la carta di identità. In questo modo il Governo ha cercato di evitare le accuse di razzismo per i provvedimenti sulle impronte ai Rom. Ma davvero possiamo accettare la schedatura generalizzata di tutti i cittadini, in nome del principio di non discriminazione? Non si costruisce, in questo modo, uno stato di polizia sempre più invasivo? Il commento di Marco Bascetta sul Manifesto.

L’emendamento vien di notte, favorito dal sonno bipartisan della ragione. Dal 2010 i cittadini italiani dovranno imprimere le proprie impronte digitali sulla carta d’identità. Cesserà finalmente la discriminazione tra pregiudicati e non, tra i rom e gli altri: è il trionfo dell’eguaglianza nel segno dello stato di polizia. (altro…)

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In questo intervento l’architetto pisano Alessandro Baldassari spiega perchè è importante che, nel quartiere Stazione di Pisa, continui ad esistere e a lavorare l’esperienza del Progetto Rebeldia. Partendo da una riflessione sulla presenza migrante nella zona.

Carissimi,

mi dispiace molto non poter essere presente Venerdì alla presentazione del progetto che l’Amministrazione Comunale, attraverso le sue consociate, vuole realizzare sull’area dove Rebeldia svolge da tempo la propria attività. Si tratta di un’occasione importante per cercare di contribuire a fare chiarezza su una situazione che ormai da molto tempo cattura l’attenzione di diverse componenti della città. Credo che innanzi tutto si debbano distinguere i diversi aspetti della questione: quella che si intende compiere sull’area del Rebeldia, attraverso la realizzazione della stazione degli autobus e di un nuovo edificio di sette piani è una operazione sostanzialmente immobiliare, legittima in quanto legittimata dal piano strutturale di cui la stessa amministrazione che intende eseguire le opere si è dotata. Ciò però ha poco a che vedere con il presunto risanamento del quartiere della stazione. e questa è l’altra questione. (altro…)

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A Malta, il più piccolo stato dell’Ue e perla turistica, sono iniziati dal 2002 gli sbarchi degli immigrati. Arrivano dalla guerra e dalla fame di Somalia, Etiopia, Eritrea, Sudan, attraversando il Sahara e il mare. Trovano ad accoglierli Cpt, ghetti e una nuova, preoccupante xenofobia. Di seguito un reportage pubblicato qualche giorno fa su «Il Manifesto».

Acque cristalline, spiagge dorate, templi preistorici, architetture prestigiose, turismo. È il fascino intramontabile della Valletta, la capitale dichiarata patrimonio mondiale dell’Unesco. Ma esiste una Malta nascosta, oscura, che sopravvive nell’indifferenza di tutti, maltesi compresi, popolata da migliaia di fantasmi neri. Sono gli immigrati clandestini che sbarcano sull’isola in quantità crescenti. (altro…)

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Seconda una indagine della Caritas, quando la stampa italiana parla di fatti di cronaca in cui sono coinvolti i cittadini rumeni, nel 70% dei casi non rispetta il principio della presunzione di innocenza: in altre parole, ogni «sospetto» di origine rumena è descritto già come colpevole. Prima che un giudice abbia accertato i fatti.

«L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva»: lo dice l’articolo 27 della Costituzione. Si tratta – lo sappiamo – di uno dei pilastri di ogni Stato democratico, un principio noto come presunzione di innocenza. Significa che, finchè un giudice non abbia accertato la colpevolezza di una persona, quella persona deve essere considerata innocente. Che un «sospetto» non è, per il solo fatto di essere sospetto, un «mezzo colpevole». Che, prima di essere considerato colpevole, ha il diritto di far valere le proprie ragioni davanti a un Tribunale giusto e imparziale. Vale per il nostro sistema giudiziario, ma vale – dovrebbe valere – anche per l’informazione: e infatti la Carta dei Doveri del giornalista (uno dei principali punti di riferimento della deontologia professionale) spiega che chi si occupa di cronaca deve «rispettare sempre e comunque il diritto alla presunzione d’innocenza». Accade davvero? Gli operatori dell’informazione seguono sempre questo principio? Anche quando parlano di cittadini di origine rumena? Parrebbe proprio di no. (altro…)

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Di norma gli «sbarchi» dei migranti sulle coste italiane provocano ondate di isteria collettiva sia nei luoghi in cui avvengono (come nel caso di Lampedusa), sia – soprattutto – negli articoli di giornale e nei resoconti televisivi. Quello avvenuto l’altro giorno a Riace, piccolo paese della costa calabra, è da questo punto di vista uno sbarco «insolito»: con gli abitanti che accolgono i rifugiati, e il Sindaco che offre loro ospitalità. Ecco come è andata nel resoconto di Gigi Sullo, pubblicato su «Il Manifesto».

Mi pare evidente che in questo paese abbiamo un problema sotto il tappeto: uno dei tanti, certo, ma attorno a questo in particolare si è creata una nube tossica fatta di non conoscenza, di indifferenza, di noia, dato che sono molto più appassionanti le vicende private e pubbliche (che coincidono) di Berlusconi. Il problema si chiama «rifugiati» o «richiedenti asilo». (altro…)

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Nei provvedimenti sulle impronte digitali ai bambini Rom c’è un elemento che non deve sfuggire: l’estrema povertà dei concetti chiamati a definire il «nemico». Con pervicace ignoranza, infatti, l’esecutivo e i suoi «esperti» continuano a considerare i Rom semplicemente come «nomadi», quando tutti sanno che questa immagine del mondo «zingaro» non ha nessun fondamento. L’ignoranza e la povertà di linguaggio sono la vera peculiarità della politica italiana su questi temi: ce lo ricorda un bell’articolo di Alessandro Simoni, dal Manifesto.

Con l’identificazione di massa dei rom lo «psicodramma zingaro» si è arricchito certo di un bel colpo di teatro. L’allarme per l’evidente contrasto tra principi elementari di non discriminazione e tutela dell’integrità personale, e quella che è un’operazione di polizia preventiva ufficialmente rivolta a uno specifico gruppo etnico, può far perdere di vista il quadro complessivo di cui questa vicenda non è che l’ennesimo tassello. (altro…)

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E’ la notizia del giorno: in una risoluzione approvata in seduta plenaria, il Parlamento Europeo ha condannato l’Italia per la rilevazione delle impronte ai bambini Rom pensata dal Ministro Maroni. Di seguito una breve «guida alla lettura», e il testo integrale del documento approvato a Strasburgo.

Nella risoluzione votata oggi sul «censimento dei rom su base etnica», il Parlamento europeo esorta le autorità italiane «ad astenersi dal raccogliere le impronte digitali dei Rom, inclusi i minori, e dall’utilizzare le impronte digitali già raccolte, in attesa dell’imminente valutazione annunciata dalla Commissione europea». (altro…)

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In questi giorni è stato più volte proposto il parallelo tra i provvedimenti del Governo sui Rom, e le «leggi razziali» del 1938. In entrambi i casi, si sono criminalizzati interi gruppi «etnici», ed è questo che ha colpito maggiormente i commentatori. C’è però un altro aspetto su cui soffermarsi: il fascismo di allora, e il centro-destra di oggi, hanno avuto qualche difficoltà a definire il loro «nemico». Come si fa a dire con precisione chi è «ebreo», oppure chi è «Rom», distinguendo queste figure dalla popolazione maggioritaria, dagli «ariani» o dai «non-Rom»? Le classificazioni «etniche» (come quelle «razziali») sono tutt’altro che univoche, e la definzione dei confini tra i gruppi umani è il prodotto di strategie politiche complesse. Ecco qualche dato, sul filo della memoria storica.

Un vero e proprio «pacchetto sicurezza» ante litteram: si potrebbero definire così le leggi razziali varate nel 1938 dall’Italia fascista. (altro…)

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In questo intervento recente, Gad Lerner si sofferma sulla questione delle impronte ai bambini Rom, manifestando una più che condivisibile indignazione, ma anche proponendo alcune riflessioni stimolanti e utili. (altro…)

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Limitare numericamente l’immigrazione, stabilire un numero massimo – una «quota» – di stranieri da ammettere ogni anno sul territorio: questo il principio fondamentale della «Bossi-Fini». Una commissione governativa è stata incaricata, nella Francia di Sarkozy, di valutare questo «modello» di governo dei fenomeni migratori. Il giudizio finale è durissimo: le «quote» sono inutili, inefficaci, irrealizzabili e discriminatorie. Ecco le decisioni della commissione in un articolo uscito oggi su «Le Monde», tradotto in italiano dal mio amico Arcomanno (che ringrazio anche per la segnalazione).

La commissione Mazeaud, incaricata in gennaio dal ministro Brice Hortefeux (Immigrazione e identità nazionale) di valutare la possibilità di introdurre le quote di immigrazione, le considera «senza utilità reale in materia di immigrazione da lavoro», «inefficaci contro l’immigrazione irregolare», «irrealizzabili o senza interesse», come riportato oggi da Libération e Le Figaro, che hanno avuto una copia del rapporto prima della sua consegna ufficiale che avverrà venerdì. (altro…)

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