La proposta della Lega Nord sulle «classi separate» per gli alunni stranieri nasce da un pregiudizio: i bambini stranieri non sarebbero in grado di imparare velocemente l’italiano. In questo articolo, Giuseppe Faso spiega alcuni meccanismi di apprendimento della lingua, e arriva a conclusioni sorprendenti: i bambini stranieri hanno competenze che non sempre la scuola è in grado di valorizzare; e, spesso, gli stessi errori nell’uso dell’italiano derivano dal modo in cui questo viene insegnato, non (come si crede in genere) dalla poca familiarità con la lingua.
E’ possibile, con opportune griglie, valutare le regole linguistiche apprese in profondità dai bambini non italofoni presenti da poco tempo in Italia. Nessuna prestazione scolastica permetterebbe di comprendere altrettanto bene a che punto del percorso di apprendimento si trova il bambino. Basta invece ascoltarlo, nel corso di un dialogo «naturale», per rendersi conto con precisione del livello raggiunto nell’apprendimento della lingua italiana.
Dopo un percorso di formazione, giovani collaboratori del Centro Interculturale per cui lavoro sono in grado non solo di compiere un’analisi delle competenze, ma anche di accorgersi di eventuali storture indotte nell’apprendente da un input errato. Così, Tiziana, ascoltando per la prima volta e per pochi minuti una bambina nella scuola elementare di XYZ, è stata in grado di rivolgerle una domanda che ha sorpreso la docente di classe: «Tu provieni dalla scuola dell’infanzia di HWK, vero?». «Sì», ha risposto la bambina, sorridendo. Abbiamo poi spiegato alla maestra che non si tratta di capacità divinatorie: (altro…)