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Posts Tagged ‘adriano prosperi’

Cosa rappresentarono le leggi razziali in Italia? In questo articolo, lo storico Adriano Prosperi ricorda – sul filo della storia e della memoria – che quell’episodio non rappresentò affatto una timida (e tiepida) imitazione del razzismo nazista della Germania, come vorrebbe una vulgata autoassolutoria molto in auge nel dibattito pubblico.

All’appuntamento col settimo decennale delle leggi razziali – ma sarebbe meglio chiamarle col loro vero nome, leggi razziste – l’Italia, il suo governo, la sua scuola, ma anche larga parte della sua popolazione si presentano più distratti del solito, il che non è poco. (altro…)

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Si possono calpestare i diritti degli individui in nome della sicurezza della collettività? La domanda si pone con forza in tutti i paesi occidentali, a cominciare dagli Stati Uniti: a Guantanamo, per difendere la società americana dalla minaccia del terrorismo internazionale si sono legittimate torture e trattamenti inumani. Negli Stati Uniti, però, i giudici federali hanno difeso i diritti garantiti dalla Costituzione, e si sono opposti agli abusi dell’Amministrazione Bush. In Italia, l’approvazione del «decreto sicurezza» non è stata accompagnata da analoghi conflitti. Ancora uno splendido articolo di Adriano Prosperi.

Il manichino sulla sedia elettrica che a Milano produceva a comando smorfie di dolore riassume l’immagine della giustizia oggi prevalente in Italia: una fabbrica di spettacoli, dove tutti diventano attori di se stessi e la realtà si trasforma continuamente in «reality». Eppure attraverso la giustizia passa oggi un conflitto di importanza fondamentale: quello tra sicurezza collettiva e diritti individuali. Proviamo a vederlo attraverso lo specchio di casi che emergono nella stampa internazionale. (altro…)

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Stato di emergenza, decreti sicurezza, leggi speciali. Sono gli ingredienti della deriva autoritaria di un paese, che adesso si sente minacciato persino dai profughi e dai bambini che muoiono in mezzo al mare… Solo pochi decenni fa, un clima analogo di paura e di emergenza portò all’instaurazione di un vero e proprio regime. Ce lo ricorda un grande storico in questo bellissimo articolo pubblicato su La Repubblica.

Proviamo a dare all’emergenza italiana i volti dei due bambini morti di stenti nella traversata del Canale di Sicilia. Non conosciamo quei volti e non li vedremo mai più. Ma è quello lo specchio dove gli italiani debbono imparare a guardare le loro paure. Nelle categorie inventate dalla legislazione della paura non ci sono gli esseri umani nella loro concretezza. Vi si parla di clandestini, di saturazione. Queste parole, oltre ad essere astrazioni create per veicolare sensazioni di pericolo e di minaccia, hanno una storia che bisognerebbe raccontare. (altro…)

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Ancora un bell’articolo di Adriano Prosperi.

Rilevare le impronte ai bambini degli zingari è una misura razzista. Le proteste del ministro che le propone e dei molti che silenziosamente o rumorosamente le approvano ci mettono davanti al volto autentico del razzismo. Che non è quello mostruoso e abnorme che ci piace immaginare per nostra tranquillità: è quello pulito e rispettabile di tanti buoni padri di famiglia amanti della natura, dei cani e dei bambini, bene intenzionati nei confronti dell’ umanità, decisi a isolare, rieducare o sopprimere le frange irregolari, sporche, malate, deformi. Una parola dal suono e dal significato benevolo riassume tutto questo: eugenetica. (altro…)

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In questo articolo Adriano Prosperi, docente alla Scuola Normale di Pisa e grande storico modernista, propone un parallelo tra l’antiziganismo (l’odio contro i Rom) europeo e le persecuzioni contro gli Indiani d’America negli Stati Uniti e in Canada.

E se domani, in Italia, avvenisse qualcosa di simile a quello che si è visto l’11 giugno scorso a Ottawa? Qui da noi non se ne è parlato, ma è stata una scena emozionante a giudicare dalle fotografie comparse sulle prime pagine dei giornali canadesi. Si vedeva in piedi a sinistra il primo ministro Stephen Harper e davanti a lui seduto, il delegato dell’assemblea delle «First Nations» – quelli che noi, per l’errore di Cristoforo Colombo, continuiamo a chiamare Indiani d’America: si chiama Phil Fontaine, nel suo nome anglo-francese è iscritta la storia dei successivi padroni europei del Canada, ma il caratteristico copricapo di piume che sembra uscito da un film di John Ford rivela la sua identità di «Grande Capo» indiano. In una cerimonia solenne il Primo Ministro ha presentato le scuse del governo ai nativi per la politica di assimilazione seguita dal Canada nei loro confronti: nel corso di molti anni, dall’800 fino al 1970, più di 150.000 bambini indiani furono strappati alle loro famiglie in tenera infanzia e obbligati a frequentare le scuole cristiane di stato. (altro…)

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