Ai tanti provvedimenti del Governo in materia di immigrazione, giudicati da più parti come discriminatori o addirittura razzisti, mancava la ciliegina sulla torta: l’utilizzo della genetica come strumento di controllo e di selezione dei migranti. La nuova procedura per il ricongiungimento familiare prevede il test del DNA, naturalmente a spese degli stessi cittadini stranieri: e intanto, si scopre che tale procedura è già applicata da diversi mesi, anche prima dell’entrata in vigore del decreto che dovrebbe istituirla. Di seguito un caso concreto che ho avuto modo di seguire.
«Gentile Signore, con la presente desideriamo informarLa che l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha avuto l’incarico di gestire la Sua pratica di ricongiungimento familiare attraverso il test del DNA. Qualora Lei fosse d’accordo a sottoporsi a tale esame, Le ricordiamo che i costi dell’operazione sono interamente a suo carico, per un totale di euro 310 (155 Euro per profilo di DNA)». Comincia così la lettera che la Missione Italiana dell’OIM ha inviato a un mio amico rifugiato, fuggito dal suo paese perchè perseguitato politico, che adesso vorrebbe portare in Italia la sua figlia minorenne. (altro…)