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Archive for settembre 2008

Arriva da Parma l’ennesima denuncia di un episodio grave di razzismo: un giovane ghanese ha raccontato alla redazione parmense de La Repubblica di essere stato minacciato, insultato e picchiato nei locali della Polizia Municipale. E sulla busta del verbale gli agenti avrebbero scritto «negro». I vigili, naturalmente, negano tutto: ma la loro versione ha delle incongruenze. Ecco cosa è successo.

Picchiato, umiliato, fatto oggetto di insulti a sfondo razziale nella sede dei Vigili Urbani di Parma: è questa la vicenda che Emmanuel Bonsu Foster, studente ghanese di 22 anni, ha raccontato ai Carabinieri e ad un giornalista di Repubblica. Tutto comincia, secondo la versione del giovane, nella serata di Lunedi: Emmanuel sta andando alla scuola serale, passa dal parco pubblico “ex Eridania” e viene accerchiato da tre uomini minacciosi in borghese. Si divincola, riesce a fuggire, ma viene preso di nuovo da altri tre agenti, uno solo dei quali in divisa: lo bloccano, lo picchiano, urlano «negro!». Poi lo portano al Comando: e lì continuano le percosse, gli insulti, le minacce. Gli agenti cercano di costringere Emmanuel a firmare un verbale: lui si rifiuta, e solo dopo qualche ora di resistenza gli agenti cedono, e chiamano il padre. (altro…)

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Ai tanti provvedimenti del Governo in materia di immigrazione, giudicati da più parti come discriminatori o addirittura razzisti, mancava la ciliegina sulla torta: l’utilizzo della genetica come strumento di controllo e di selezione dei migranti. La nuova procedura per il ricongiungimento familiare prevede il test del DNA, naturalmente a spese degli stessi cittadini stranieri: e intanto, si scopre che tale procedura è già applicata da diversi mesi, anche prima dell’entrata in vigore del decreto che dovrebbe istituirla. Di seguito un caso concreto che ho avuto modo di seguire.

«Gentile Signore, con la presente desideriamo informarLa che l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha avuto l’incarico di gestire la Sua pratica di ricongiungimento familiare attraverso il test del DNA. Qualora Lei fosse d’accordo a sottoporsi a tale esame, Le ricordiamo che i costi dell’operazione sono interamente a suo carico, per un totale di euro 310 (155 Euro per profilo di DNA)». Comincia così la lettera che la Missione Italiana dell’OIM ha inviato a un mio amico rifugiato, fuggito dal suo paese perchè perseguitato politico, che adesso vorrebbe portare in Italia la sua figlia minorenne. (altro…)

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Braccianti, lavoratori edili o spacciatori? Settemila immigrati vivono nelle baracche della periferia di Castelvolturno. Molti raccolgono i pomodori o lavorano al nero nell’edilizia, i rapper ghanesi sono richiesti nelle discoteche dei militari Nato e molte donne finiscono a prostituirsi per strada. Un reportage di Adriana Pollice, dal Manifesto.

Il centro storico di Castelvolturno è per i locali, ai migranti la zona intorno alla statale Domitia. Nei bar dei residenti non li vogliono e nemmeno nei negozi, però vanno bene per trasportare gli scatoloni nei magazzini all’ingrosso, basta che non siano a contatto con il pubblico. «Vanno bene anche come affittuari» racconta Fabio Basile, attivista del centro sociale ex-canapificio di Caserta che lavora lì allo sportello antirazzista, «pagano 50 euro al mese a persona, in venti per appartamento. Case fatiscenti dove la fogna spesso si ottura e le acque di scarico allagano il pavimento». Sono i più fortunati. (altro…)

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Vi propongo, dal canale StopRazzismo di youtube, alcune video-interviste ai migranti di Castevolturno, e la conferenza stampa tenuta assieme alle associazioni antirazziste del territorio.

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Non erano ladri di bambini

Non troverete questa notizia sulle prime pagine dei giornali, nè nei titoli di testa dei TG. I giudici hanno assolto i due Rom accusati, nel Maggio scorso, di tentato rapimento di un bambino nel parcheggio di un supermercato a Catania. Per saperlo, bisogna andare su StepOne, un sito di informazione locale catanese. Ecco come sono andate le cose.

Assoluzione: questo il verdetto emesso dal giudice Antonella Romano nei confronti di Viorica Zavache e Sebastian Neculau, i due giovani Rom accusati di aver tentato di rapire una bimba all’interno del parcheggio di un noto ipermercato catanese nel maggio scorso. (altro…)

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In questo articolo, pubblicato su «Italia Caritas», il direttore della Caritas nazionale Vittorio Nozza contesta duramente il clima di persecuzione che Sindaci e Governo hanno creato nei confronti di poveri, immigrati e Rom. Personalmente, non condivido tutto quel che dice Nozza: per esempio, ho una valutazione diversa e molto più critica sulla «Carta dei Valori» promossa dal precedente Governo Prodi. L’articolo, però, propone spunti di riflessione interessanti e importanti: vale la pena leggerlo, dunque.

«Abbattere tutti i muri che ancora dividono i popoli e le razze, i ricchi dai poveri». Così, da Berlino, Barack Obama, candidato presidente degli Stati Uniti e simbolo meticcio della contemporaneità. E noi? Noi siamo impegnati a ergere il patetico muro di Lampedusa. Naturalmente è la solita bugia, che il territorio nazionale sia minacciato da un’invasione di “clandestini” tale da richiedere la proclamazione dello “stato d’emergenza”. Al contrario, una vera e pesante emergenza scatterebbe nella malaugurata ipotesi che i lavoratori immigrati privi di permesso di soggiorno abbandonassero, da mattina a sera, le nostre aziende e le nostre famiglie. (altro…)

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Nelle retoriche politiche dominanti, l’insistenza sulla «legalità» serve per stigmatizzare gli immigrati e i Rom, da sempre dipinti come coloro che «non rispettano le regole». In realtà, sono proprio le leggi e i decreti sulla «sicurezza» i primi a violare le regole, soprattutto quelle relative ai diritti umani e alle libertà fondamentali. Il «paradosso della legalità» è proprio qui: in un discorso che, in nome delle «regole», autorizza lo smantellamento sistematico del diritto. Un mio articolo, di prossima pubblicazione sulla rivista «Guerre e Pace».

Esiste, certo, una emergenza legalità a proposito dell’immigrazione. I lettori non si scandalizzino: non stiamo accreditando le politiche securitarie dei governi. Perché la legalità di cui si parla è di genere diverso: proviamo a farne un piccolo inventario. (altro…)

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In questo articolo Enrico Pugliese, sociologo del lavoro e profondo conoscitore delle realtà sociali ed economiche del Sud Italia, ricostruisce quanto avvenuto in questi giorni a Castelvolturno: dalla strage di sei lavoratori stranieri ad opera della camorra, alle manifestazioni dei migranti, fino alle mistificazioni dei giornali negli ultimi giorni.

L’assassinio per mano della camorra di sei immigrati a Castelvolturno, e le successive manifestazioni, hanno dato la stura a tutti i luoghi comuni sulla situazione degli immigrati, sul loro ruolo e sulla loro condizione in quell’area ricca e devastata del litorale di Napoli e Caserta, teatro della strage. Comincerei da qualche punto fermo. (altro…)

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Dal sito Fortresse Europe, un reportage sulla condizione dei migranti impegnati nel bracciantato in provincia di Foggia.

A Verona lavorava come addetta alle pulizie, in una libreria. Poi l’incidente in auto, il femore rotto, la lunga degenza. E l’inizio di quella lenta discesa che dal ricco Nord l’ha portata nelle campagne foggiane, in mezzo ai nuovi schiavi che alle prime luci dell’alba ogni mattino vanno a cercare lavoro nei campi per 20-25 euro al giorno. (altro…)

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Sul Manifesto del 16 Settembre è comparso un appello, firmato da intellettuali ed esponenti dei movimenti di solidarietà con i migranti, che invita ad una mobilitazione generale contro il razzismo. A partire dalla vicenda dell’omicidio di Milano.

L’omicidio del cittadino italiano Abdul William Guibre non è un episodio isolato, poiché è stato favorito da chi – in primo luogo forze politiche e mezzi d’informazione – in questi mesi ha attuato o incoraggiato, consapevolmente e sistematicamente, discorsi, pulsioni e atti xenofobi e razzisti. L’argomento, circolato grazie a agenzie di stampa compiacenti, secondo il quale all’origine del delitto vi sarebbe il furto di un pacco di biscotti, se anche fosse fondato, non ne sminuisce la gravità e la connotazione razzista. (altro…)

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In questo articolo uscito sul quotidiano locale «La Nazione», Guglielmo Vezzosi riporta i dati demografici, aggiornati al Luglio 2008, della popolazione pisana. Ne emerge una crescita considerevole degli immigrati residenti: grazie ai quali la città ha invertito la tendenza allo spopolamento, e ha ricominciato a crescere.

Sempre più stranieri residenti nella nostra città. Un flusso costante di immigrati – dai paesi comunitari e non – che scelgono di mettere radici sulle rive dell’Arno. Rappresentano ormai il 10% della popolazione e il loro numero ha riportato in attivo il saldo demografico della popolazione. Adesso sotto la Torre vivono 90.485 pisani, 30 in più rispetto all’Estate di due anni fa. Non è molto in termini assoluti, ma si tratta di un risultato dal valore simbolico non trascurabile, perchè inverte una tendenza allo spopolamento che sembrava ormai inarrestabile. Ma quello che spicca è il peso determinante della componente di residenti stranieri: i cittadini comunitari sono passati dai 746 del 2006 ai 2.033 di quest’anno (2,25% della popolazione complessiva), metà dei quali provengono dalla Romania (paese che è entrato nell’Unione dal Gennaio 2007 insieme alla Bulgaria). (altro…)

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Milano, delitto di cronaca

In seguito all’omicidio di un ragazzo di colore, si è scatenato un battage mediatico senza capo nè coda: una vera e propria cortina fumogena di dichiarazioni e polemiche che, invece di far luce sull’episodio, hanno finito per occultarlo del tutto. Ecco una piccola cronaca di una giornata tutta da riscrivere.

In Italia, se un immigrato si rende colpevole di omicidio, tutto è chiaro: si scatenano i giornali e le televisioni, si grida all’emergenza immigrazione, si invocano espulsioni e rimpatri, ci si lamenta delle frontiere spalancate, si chiede l’intervento di chiunque, dalle forze armate alla NATO. Tutto torna, tutto è facile da raccontare, da capire, da scrivere. Ma quando avviene il contrario, quando è un italiano ad uccidere un immigrato (o presunto tale), l’informazione e la politica vanno in tilt: e così è successo ieri. (altro…)

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In questo articolo, pubblicato sul sito di Carta e poi sul Manifesto, Gigi Sullo propone una riflessione sul neo-razzismo italiano, che vede il nemico in ogni diverso: e se oggi il «diverso» è il  Rom o l’immigrato, è molto breve il passo che porta a considerare «abusivi» e «clandestini» anche i cittadini di Vicenza che non vogliono la base militare.

Ho firmato, insieme a vecchi amici e stimabili persone, un appello che incita le sinistre rotte e depresse a dare un segno di vita l’11 ottobre prossimo. Forse ho fatto male e forse no. Temo però che, mentre le sinistre erano impegnate a rompersi e a deprimersi, in giro nelle nostre città e fino ai paesi più piccoli, abbia strisciato pressoché indisturbato un animale subdolo e letale. Al quale non saprei dare un nome preciso, essendo «razzismo» incompleto e «fascismo» impreciso. (altro…)

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A Bussolengo, vicino Verona, una famiglia Rom racconta di essere stata vittima di un vero e proprio pestaggio da parte dei Carabinieri: poi, in caserma, al pestaggio sarebbero seguite le torture. I carabinieri negano tutto, ma alcune foto sembrerebbero confermare il racconto dei Rom. Ecco come l’ossessione della sicurezza rischia di trasformarsi in violazione sistematica dei diritti.

Bussolengo, Verona: Sonia e Angelo Campos, cittadini italiani di lingua Rom residenti a Brescia, vanno a fare la classica «gita fuori porta» coi loro figli, due dei quali minorenni. Fermano la roulotte per la pausa pranzo, mettono fuori i tavolini, cominciano a mangiare. Immancabilmente, arrivano i vigili: chissà, magari qualche «cittadino» si è lamentato, ci sono gli zingari che bivaccano, e allora bisognerà pur fare un controllo. Però gli agenti sono gentili, chiedono, si informano, capiscono che si tratta solo di una breve sosta e se ne vanno. Poco dopo arrivano i carabinieri. E il normale «controllo» si trasforma – nel racconto di Giorgio Campos, uno dei figli – in un vero e proprio incubo. (altro…)

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Sconvolto dagli eventi dell’11 Settembre, il mondo della musica country e rock si è diviso tra il sostegno alle politiche di guerra dell’Amministrazione Bush, e il richiamo alla tradizione antimilitarista e pacifista radicata da decenni negli Stati Uniti. Sul fronte “pacifista”, però, accanto alla memoria del Vietnam – una ferita ancora viva nell’immaginario americano – è emerso un filone dai temi innovativi. Una breve rassegna sulle reazioni ad un evento-spartiacque per la storia recente.

Qui sotto potete ascoltare The Rising, la splendida canzone di Springsteen dedicata all’11 Settembre. La tragedia delle Twin Towers, come noto, costituisce un evento-spartiacque destinato ad incidere profondamente nell’immaginario collettivo, americano e non solo. Come ha reagito il mondo della musica country e rock a questo evento così drammatico e decisivo? (altro…)

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Discutendo del cronico problema del sovraffollamento nelle carceri, il Governo ha ribadito le sue solite «ricette», il braccialetto elettronico e il rimpatrio dei detenuti stranieri. Ma il vero problema del sistema penitenziario è l’aumento dei detenuti a fronte di tassi di delittuosità stabili: se le carceri sono piene, dunque, non è perchè ci sono troppi delinquenti, ma perchè le leggi italiane trasformano infrazioni amministrative in veri e propri reati. Quel che serve, dunque, è un cambiamento radicale delle norme penali: a cominciare da quelle della Bossi-Fini. Un bell’articolo di Patrizio Gonnella, dal «Manifesto».

Sulle pagine del Manifesto giusto poche settimane fa avevamo lanciato l’allarme «sovraffollamento». Dall’inizio dell’anno i detenuti crescono di mille unità al mese. Mai era accaduto nulla di simile nella storia penitenziaria italiana. Nelle galere ci sono oggi sedicimila persone in più rispetto ai posti letto regolamentari. Sino al 2007 al massimo i detenuti crescevano di mille e cinquecento unità l’anno. Eppure i tassi di delittuosità sono stabili dall’inizio degli anni novanta. Cosa è accaduto quindi in questi mesi affinché i tassi di detenzione schizzassero verso l’alto? (altro…)

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Un quartiere multietnico a due passi dalla Stazione ferroviaria. Un Comune che vuole riempirlo di cemento. E i cittadini – italiani e stranieri – che presentano un progetto alternativo. Accade a Pisa, grazie a Rebeldia: che ora invita tutti a partecipare, a dire la propria, compilando un questionario online.

(clicca sull’immagine per compilare il questionario)

Un quartiere disegnato, progettato, trasformato dai suoi stessi cittadini: è questa la proposta lanciata dalle associazioni del cartello Rebeldia, per definire in modo democratico e partecipato l’assetto del quartiere Stazione di Pisa. L’idea è quella di coinvolgere tutti: dai residenti agli studenti fuori sede, dai lavoratori degli uffici nella zona ai pendolari che ogni giorno vanno alla Stazione, dai commercianti agli stranieri che qui si ritrovano, nei bar o nei negozi, per fare due chiacchiere con amici e connazionali. Ciascuno potrà formulare proposte, partecipare alle discussioni plenarie o ai gruppi di lavoro tematici. E, per valorizzare il contributo di chi non può, o non vuole, spendere il proprio tempo nelle riunioni, si diffonderà un questionario, che si potrà compilare anche online a questo indirizzo. Come nasce questo ambizioso programma di urbanistica partecipata? Vale la pena vederlo più da vicino. (altro…)

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Tutti sanno che, accanto al flusso migratorio di rumeni verso l’Italia, ne esiste uno opposto, di italiani che vanno in Romania: si tratta però di un’immigrazione diversa, fatta prevalentemente di imprenditori che delocalizzano le loro attività produttive in città come Timisoara. Sono in pochi a sapere invece che, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, molti italiani sono emigrati in Romania, nello stesso modo in cui oggi i rumeni arrivano nel nostro paese: come lavoratori edili, operai di fabbrica e umili salariati.

Quello proveniente dalla Romania è divenuto il principale flusso migratorio diretto verso l’Italia: questo lo sanno tutti. Ma quanti sanno che nella storia – tra l’altro in tempi relativamente recenti – è esistito il fenomeno inverso, di italiani che andavano in Romania? E non si parla qui dell’emigrazione attuale, fatta di imprenditori del Nord-Est che trasferiscono le proprie attività in città come Timisoara, non a caso ribattezzata “Trevisoara”: si parla di un vero e proprio flusso di manodopera salariata – operai, minatori, edili – che dall’Italia partiva per la Romania. A far luce su questa storia «dimenticata» è un recente volume sulle migrazioni rumene curato dalla Caritas [Caritas Italiana, Immigrazioni e lavoro in Italia. Statistiche, problemi e prospettive, IDOS, Roma 2008]. (altro…)

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L’ultima novità in fatto di ordinanze bizzarre viene da Pisa: sarà proibito girare con grosse borse, valigie e zaini in prossimità di monumenti storici. Subito ribattezzata «ordinanza antiborsoni», la decisione del Sindaco e del Prefetto è indirizzata ai venditori ambulanti stranieri, e agli «abusivi» che vendono merci contraffatte. In questo modo, oltre ad allinearsi alla moda delle ordinanze «creative» (e cretine), le autorità locali dimostrano una profonda ignoranza in materia di commercio ambulante e contraffazione. Su questi temi, non farebbe male ragionare a partire dai dati: vediamoli brevemente.

In questo finale di Estate, il nostro paese ha fatto ridere tutta Europa. Ha cominciato Le Monde, il 13 Agosto, parlando di Sindaci «folkloristici». Ha incalzato l’inglese Independent, il 17 Agosto: «quando una cosa è divertente, l’Italia ha una legge che la vieta» [leggi anche: testo originale inglese]. Da allora, la barzelletta delle «ordinanze creative» ha fatto il giro del mondo. Del resto, se ne possono raccontare infinite varianti: si va dal provvedimento fiorentino sui lavavetri al divieto di sostare nei parchi (Novara); dalla multa per i fidanzatini «colpevoli» di leggere un libro sul prato (Vicenza), all’«ordinanza antimendicanti» nella città che ha dato i natali al fondatore di un «ordine mendicante» (Assisi). Mancava, in questo campionario da Figurine Panini, un provvedimento contro il problema dei problemi: stiamo parlando, naturalmente, dei «borsoni», dove gli ambulanti stranieri tengono la loro merce. Per supplire a questa lacuna, interviene ora il Comune di Pisa che, dopo una lunga concertazione nientemeno che col Prefetto, ha dato vita all’«ordinanza antiborsoni». Se ne sentiva davvero la mancanza… (altro…)

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Nel dibattito politico gli immigrati «clandestini» sono coloro che si sono introdotti illegalmente nel nostro territorio, quelli che non stanno alle regole, dunque i potenziali delinquenti. In realtà, è solo il caso a decidere della regolarità o irregolarità dei migranti: lo dimostra il «decreto flussi», la legge con cui solo pochi cittadini stranieri – selezionati in modo completamente arbitrario – riescono a ottenere il permesso di soggiorno. A Milano, un giudice ha messo le mani sulle procedure del decreto, e ha deciso di sospenderle. Intanto, si attende dal Governo una parola chiara: e, possibilmente, un nuovo decreto flussi che sani una situazione di caos. Ecco cosa sta succedendo, e cosa potrà succedere.

«Occorre colpire i clandestini ed essere solidali con chi accetta le nostre regole». E’ una dichiarazione tra le tante, scelta a caso: l’ha rilasciata Andrea Ronchi, ministro per le politiche comunitarie, al sito di Alleanza Nazionale. Ma frasi di questo tipo corrono sulla bocca di tutti, in modo quasi bipartisan: gli immigrati «regolari» – i buoni – meritano accoglienza, mentre i «clandestini» – cattivi – non rispettano le regole, e dunque vanno puniti. Ovvio, vero? Se uno non rispetta la legge sull’ingresso e il soggiorno in Italia, e viene qui illegalmente, comincia male il suo percorso di integrazione, e magari non rispetterà nemmeno le altre leggi. Le cose, però, non stanno così: perchè, nel nostro disastrato paese, essere regolari o «clandestini» dipende quasi esclusivamente dal caso. (altro…)

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