Dopo mesi di insistenza quasi esclusiva sulla “sicurezza”, dopo una martellante campagna “bipartisan” di criminalizzazione dei migranti, finalmente Veltroni ha aperto un (minuscolo) spiraglio positivo nel dibattito politico, sollecitando l’introduzione del diritto di voto per i cittadini stranieri. Un piccolo passo avanti: piccolo, piccolissimo, ma pur sempre in avanti. In parte vanificato da alcuni dettagli della proposta. Vediamo più da vicino.
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«Signor Presidente, le scrivo per sottoporle una questione di estrema rilevanza, legata ad uno dei più grandi e complessi temi del nostro tempo: quello dell’immigrazione, delle conseguenze che ha nelle nostre società, di come la presenza sempre più stabile in Italia di cittadini stranieri cambia la nostra vita e la nostra convivenza. La questione, sulla quale lei stesso tempo fa dimostrò sensibilità e apertura, è quella del diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutti coloro che sono residenti in Italia da un certo numero di anni, anche se non in possesso della cittadinanza italiana». Comincia così la lettera che il leader del PD Walter Veltroni ha indirizzato ieri al Presidente della Camera Gianfranco Fini.