Soglia (di Giuseppe Faso)
febbraio 27, 2008 di Sergio Bontempelli
Il mio amico Giuseppe Faso pubblica da anni una rubrica sulla rivista dell’ANCI Toscana “Percorsi di Cittadinanza”: la rubrica si chiama “Le parole che escludono”, e ogni pezzo è un commento sull’utilizzo di alcuni termini nelle retoriche comuni riguardanti l’immigrazione (quelle per capirci, largamente in uso nella stampa quotidiana, nei mezzi di informazione e nella politica). Questi termini sono, appunto, parole che escludono. I pezzi di Giuseppe sono arguti, ironici, gustosi da leggere, e propongono sempre riflessioni non scontate: per questo, decido da oggi di ospitare sul mio blog quelli che mi sembrano più stimolanti. Qui di seguito, il commento sulla parola “soglia”. Quella che figura in frasi del tipo “oltre una certa soglia di immigrati, la gente diventa razzista”…
Soglia
Percorsi di Cittadinanza, numero 5 Anno 2007
Temo proprio che il progresso non esista.
Si fa tanta fatica per mettere in questione cattive abitudini, poi passano alcuni anni ed eccotele di nuovo davanti, portate da altre persone, fresche e baldanzose. E bisogna ricominciare daccapo.
Pochi mesi fa, lo stesso giorno in cui in giornali informavano sulla presentazione del XVI Dossier Caritas sull’immigrazione, mi accingevo a intervenire a un convegno in una città toscana, di provata laicità e benemerita sul piano civile.
L’assessore di turno, nel suo saluto – di introduzione al convegno e di congedo, perché è andato via senza che si potesse informarlo della gaffe in cui era caduto -, sbalordiva il pubblico, sostenendo che i numeri raggiunti ci dovrebbero avvisare che ci si sta avvicinando all’”effetto-soglia”, oltre il quale scatta – come è notorio, diceva, l’assessore – l’intolleranza da parte della popolazione autoctona. A un pubblico stupefatto, l’imperturbabile amministratore “spiegava” che siamo ormai intorno al 5%, e l’effetto soglia scatta al 7%, per cui ci si deve dare da fare.
E qui le inevitabili banalità sui diritti e sui doveri, sui conflitti e le armonie, sulle culture e le religioni, i valori e le abitudini: il peso più insopportabile, per chi come me si avvia al ventennio di attività civile in questo campo.
Poi è fuggito via, fra la costernazione di chi si chiedeva che cosa scatterà, oltre il 7%, di peggio di quanto stia già avvenendo: lo sterminio sistematico non di alcune decine soltanto, ma di migliaia di polacchi nel tavoliere foggiano?
Passano poche settimane, e mi accade di leggere il Report di un Istituto di ricerca sul futuro di una città toscana, intriso di battute xenofobe.
Dovendo riconoscere il ruolo positivo dell’immigrazione dai paesi poveri per un riequilibrio demografico e l’incremento della quota di popolazione in età lavorativa, l’estensore del report fa ricorso a un ma, secondo una nota abitudine studiata dagli esperti di razzismo, Van Dijk in testa. E’ proprio un “tic”: appena si accenna al fatto che il mercato del lavoro locale, soprattutto per i lavori più disagiati e pesanti, “richiede una presenza sempre più cospicua di stranieri” si aggiunge: “ma questi, oltre una certa soglia, rischiano di entrare in competizione nell’accesso ai servizi sociali con la popolazione autoctona, con conseguenti implicazioni sulla coesione sociale”.
Nessuno scienziato sociale serio asserirebbe che una soglia numerica di immigrati può determinare un rischio, che se mai è prevedibile in presenza di politiche sociali insufficienti e sbagliate, e da una resa al convergere, cui qui si assiste, tra diceria incompetente e chiacchiere irresponsabili, travestite da contributi “scientifici”. E questo, in un territorio per anni benemerito nelle pratiche di accoglienza.
L’effetto-soglia, dovrebbe essere notorio, è una boiata. I giornali ne parlavano nei primi anni ’90, poi pian piano se n’erano perse le tracce: non ha nulla di scientifico ed è, con ogni evidenza, una spiegazione razzista del razzismo. Per quanto mi riguarda, rischia di farmi diventare intollerante (con chi parla così) sentirmi dire che, superato un tot di passaporti stranieri in circolazione, la mia ferinità si lascerebbe conquistare da richiami alla crociata antimusulmana o ai raid modello KKK.… Che vergogna.
p.s. Può irritare, e ne chiedo scusa, che si faccia riferimento a fatti (e scritti) precisi senza usare i nomi, i cognomi, le sigle. La presenta rubrica esiste da troppo tempo per avere bisogno di tali sostegni. Può essere più utile, a volte, evitare di circoscrivere i fenomeni descritti. Non aiuta, pensare che si sta descrivendo un comportamento altrui: tutti rischiamo di essere parlati dai linguaggi che qui descrivo.
Giuseppe Faso
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